«I nostri padri cercavano sempre di dare ad ogni cosa la forma del loro spirito, del loro tempo, e noi, invece, vogliamo dare a ciascun secolo, a ciascun monumento, la forma sua propria. Noi siamo dei grandi restauratori e riparatori del passato; poniamo una cura infinita a spogliare i monumenti di ciò che le età posteriori v'aggiunsero, alterandone il carattere, e vogliamo sempre ritornarli nel loro stato primitivo. Né in essi cerchiamo solo la bellezza della forma o la nobiltà delle idee; ma il passato stesso è come divenuto sacro per noi. Applaudiamo con gioia alla scoperta d'una statua greca; ma raccogliamo pure con molta venerazione i più rozzi disegni dei Cristiani primitivi nelle catacombe, le iscrizioni in graffito che la plebe faceva sulle mura di Pompei, i primi strumenti in pietra, di cui l'uomo, non ancora civile, si è servito. Non è molto, che sopra uno di essi fu osservato come un rozzo graffito, che parve un primo tentativo di disegno, e subito quello strumento divenne prezioso per l'archeologo. Tutto ciò sarebbe parso in altri tempi strana manìa, ed è oggi seria occupazione dei dotti che, in mille modi, s'affaticano a tali ricerche».
Con saggio introduttivo di Nicola Bizzi.